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Tutelare la biodiversità: istruzioni per l’uso

Intervista esclusiva a Valeria Barbi, naturalista e fondatrice di WANE - We Are Nature Expedition. Cos'è la biodiversità, perché è cosi importante per la vita sulla Terra ma anche per chi fa impresa.

In occasione della Giornata Mondiale della biodiversità abbiamo intervistato Valeria Barbi, naturalista, politologa, esperta di biodiversità ed autrice del libro "Che cos'è la biodiversità, oggi".

Sono importanti tutti gli strumenti culturali per diffondere la conoscenza di quanto noi siamo natura e la consapevolezza che senza una natura sana e vitale, non abbiamo alcun futuro”.

Gianfranco Bologna (WWF)

Condividendo le parole del Presidente onorario della Comunità Scientifica WWF Italia, L&L si impegna a diffondere sui canali di comunicazione aziendali il messaggio di Valeria Barbi, che con il suo entusiasmo e la sua competenza ci racconterà come prenderci cura della nostra grande casa: la Terra.

Foto di Davide Agati

La biodiversità spiegata: ecco perché è così importante.

La conoscenza scientifica ci dice che noi siamo natura, siamo parte della biodiversità del mondo in cui viviamo, siamo formati dagli stessi elementi chimici di cui è fatta la vita sul nostro pianeta.

Viviamo immersi in una cultura di massa legata a una visione del mondo dominata dalle relazioni economiche e produttive che ci ha allontanato dal nostro originale contatto con i sistemi naturali. Nulla di più sbagliato.

Facciamo parte di un complesso intreccio che deriva dalla conquista della terra da parte dei batteri. In ciascuno di noi convive con una moltitudine di esseri microscopici che influenzano la nostra vita: la scienza ha dimostrato che ogni essere umano presenta una componente genetica di 20-23.000 geni. Ma se consideriamo i batteri presenti nella bocca e nell’intestino, più di 46 milioni, e quelli presenti nel corpo arriviamo a 232 milioni di geni. 

Ogni volta che uscita di casa, vi trovate davanti a un’intricata serie di relazioni che si sono evolute e perfezionate nel corso di milioni di anni di evoluzione. La vita su questo pianeta è come un enorme puzzle in cui ogni pezzo, se lasciato al suo posto, può determinare la formazione di un sistema in perfetto equilibrio” – osserva Valeria Barbi – “Il problema è che negli ultimi decenni, la mano che pensa di potere – o dovere – governare il puzzle non ha evidentemente letto bene le istruzioni. Il rischio è di finire in quella che gli scienziati chiamano la sesta estinzione di massa”.

Foto di Davide Agati

Che cos'è la biodiversità?

V.B. Questa parola, così semplice ma purtroppo ancora largamente incompresa o sottovalutata, nasconde la formula della nostra esistenza. Come sottolinei anche tu, infatti, in quanto Homo sapiens, noi siamo una specie animale. Siamo biodiversità. E conteniamo biodiversità al nostro interno, visto che siamo abitati letteralmente anche da germi e batteri e sulla nostra faccia vivono degli acari che tra i pori della pelle compiono tutte le loro funzioni vitali (ma proprio tutte!!!).

Secondo quella che è la definizione più ampiamente accettata e conosciuta, la biodiversità è la varietà e l’abbondanza di specie che abitano il Pianeta e che vanno dai copepodi, piccoli crostacei che sono alla base della catena alimentare acquatica, alle specie più carismatiche fino a quelle più temute ma non per questo meno utili come, ad esempio, il ragno lupo. 

Foto di Davide Agati

Perché la biodiversità serve anche alle imprese?

V.B. Secondo le stime del World Economic Forum, metà del PIL mondiale dipende in misura elevata o moderata dal mondo naturale. Anche se sarebbe più corretto specificare una percentuale che potremmo indicare come il 100%. A valutare il livello di dipendenza delle imprese dagli ecosistemi in salute, e le conseguenze della crisi ecologica sul sistema produttivo, è il Millennium Ecosystem Assessment che, di recente, ha rilevato come due terzi dei servizi ecosistemici siano in fase di degrado. Una situazione che comporta una serie di rischi importanti per le aziende. I rischi ambientali sono i maggiori rischi sistemici per la nostra economia globale e i disastri naturali causati dalla distruzione degli ecosistemi umani e dai cambiamenti climatici costano già più di 300 miliardi di dollari all'anno. Il costo economico del degrado del suolo è stimato in oltre il 10% del prodotto lordo globale annuo, mentre il declino della salute degli oceani causato dall'uomo dovrebbe costare all'economia globale 428 miliardi di dollari all'anno entro il 2050.  Per darvi dei numeri precisi: un’azienda su cinque potrebbe incorrere in rischi operativi significativi a causa del collasso degli ecosistemi.

Se vi chiedete quali sono questi rischi, è presto detto:

  • Rischi fisici (dipendenza): quando un'azienda dipende direttamente dalla natura (ad esempio, per l'acqua dolce, l'impollinazione o i terreni produttivi) come parte del suo modello di business. 
  • Rischi da perdita o danno: quando le attività aziendali hanno, direttamente o indirettamente, un impatto negativo sulla natura, questo può a sua volta ripercuotersi sull'azienda attraverso danni alla reputazione, azioni legali o perdite finanziarie;
  • Rischi transitori (regolamentazioni): formulazione e attuazione di leggi e regolamenti più severi in materia di biodiversità.

Per questo è stata creata la Taskforce on Nature-Related Financial Disclosures, un'iniziativa internazionale dedicata proprio alla progettazione e sviluppo di un quadro di riferimento per fornire agli operatori del mercato un quadro di gestione del rischio collegato alla perdita di natura. Il modello finale sarà pubblicato entro settembre 2023.

Cosa dicono i dati sullo stato di salute della biodiversità?

V.B. Uno su tutti: 1 milione di specie a rischio estinzione. Il tasso di scomparsa di una specie, al momento, oscilla tra le 100 e le 1000 volte rispetto a quello che dovrebbe essere secondo il naturale percorso evolutivo. I principali fattori di perdita sono: inquinamento, cambiamenti climatici, sovrasfruttamento, diffusione di specie aliene invasive, e perdita di habitat. In particolare, poi, gli impatti dei cambiamenti climatici su specie ed ecosistemi sono ormai ampiamente documentati in ogni parte del mondo. e incidono sulle caratteristiche fisiologiche e comportamentali di specie, popolazioni e individui. Sono state registrate variazioni in negativo sul successo riproduttivo e il tasso di crescita, oltre che sullo sviluppo e le dimensioni corporee, nonché sulle dimensioni delle popolazioni, la struttura dell’età, il rapporto tra i sessi o il flusso genico tra sottopopolazioni. 

Come nasce il progetto WANE - We Are Nature Expedition?

V.B. Sui media si parla poco e male della biodiversità. Esiste un vuoto comunicativo sul principio di interconnessione tra specie ed ecosistemi, e tra noi e la natura di cui facciamo parte; sul legame che esiste tra crisi climatica e biodiversità; e su un’informazione chiara che spieghi correttamente come economia e società dipendano dalla biodiversità. 

Tutti gli obiettivi dell'Agenda 2030 dipendono da una biodiversità in salute, senza quest'ultima avremmo già raggiunto la soglia di innalzamento della temperatura di 1.5°C, raccomandata come limite dall'Accordo di Parigi

Ecco perché, dopo 2 anni di progettazione, nel luglio del 2022 sono partita per un reportage lungo la Panamericana, la strada che collega Alaska e Argentina, per documentare l'impatto delle attività umane sulla biodiversità e per raccogliere storie di resilienza e di innovazione. WANE, acronimo di We Are Nature Expedition, ha come obiettivo quello di accendere i riflettori sulla crisi della biodiversità attraverso le storie di chi è consapevole che la specie umana rappresenta solo lo 0.01% delle specie che conosciamo, ma ha effettivamente dato il via a quella che viene ormai chiamata la Sesta estinzione di massa. E, nonostante questo, abbia la possibilità di scegliere se continuare ad essere un elemento distruttivo o un motore di cambiamento. Ho deciso di ripartire dalle storie e dal racconto di quello che deve essere un nuovo modo di essere umani. 

Cosa può fare ciascuno di noi per contribuire a tutelare la biodiversità?

V.B. Nel libro che ho scritto, "Che cos'è la biodiversità, oggi", ho dedicato un intero paragrafo proprio a questo. Pensiamo di essere importanti nei confronti di una crisi di portata gigantesca, ma non è così. Possiamo agire su ogni fronte: a partire dal chiederci se comprare un nuovo capo d'abbigliamento e, nel caso, quale comprare. Dai prodotti ortofrutticoli che andrebbero acquistati prediligendo la filiera corta anziché la grande distribuzione (con vantaggi anche per l'economia locale), dal riempire i balconi di piante amiche degli impollinatori (che non sono solo le api) o di un cucchiaino d'acqua per permettere loro di bere. Oppure assicurarci che le nostre case, e i nostri giardini, non siano trappole per gli animali selvatici che abitano anche i centri urbani. Possiamo essere attivisti, chiedere e pretendere dalle istituzioni interventi concreti e urgenti. Possiamo fare volontariato.

E, soprattutto, dobbiamo iniziare ad essere consapevoli di che cosa significa COESISTENZA con la natura e le altre specie. Questo vale tanto nel nostro giardino di casa - dove, ad esempio, sarebbe bene evitare che i nostri gatti scorrazzino liberamente facendo strage di uccellini e piccoli mammiferi, così come evitare in tutti i modi di nutrire gli animali selvatici o frequentare falsi santuari in cui ci permettono di nutrire, accarezzare gli animali o farci foto con dei cuccioli la cui vita, onestamente, vale sicuramente più di qualsiasi selfie. E che, peraltro, costituiscono un mercato devastante per la biodiversità e per le comunità locali visto che contribuiscono ad aumentare il fenomeno del bracconaggio. Senza contare il mercato delle specie esotiche che, non si sa perché, continuiamo a tenere in casa.

Foto di Davide Agati
Foto di Davide Agati

Gli sviluppi del progetto WANE - We Are Nature Expedition possono essere seguiti sul sito  www.wearenatureexpedition.org oppure su Instagram: wearenatureexpedition e sulle pagine dei media partner, in particolare Lifegate. Il progetto ha ottenuto un co-finanziamento dalla Commissione Europea come strumento di educazione alla biodiversità destinato a tutte le scuole d’Italia ed è stato nominato da Donna Moderna come uno dei 100 progetti che cambierà il mondo.